Tutto quello che si deve sapere sulla terapia chirurgica della malattia pilonidale

Da sempre l’obiettivo principale della terapia chirurgica della malattia pilonidale (cisti e fistole sacrococcigee) è stato quello di eradicare la patologia riducendo al minimo, per quanto possibile, l’eventualità che la patologia possa ripresentarsi.

Già negli anni sessanta con gli studi effettuati da Lord Millard si stabilì che la malattia pilonidale era una patologia dovuta alla penetrazione di peli nel sottocutaneo attraverso piccoli forellini nella zona sacrale tra i due glutei, esiti di piccole ghiandole sebacee, o di follicoli piliferi.

Quindi non una patologia congenita, come si riteneva, ma una patologia acquisita, nessuna connessione con l’osso sacro.

Veniva quindi meno, alla luce di tali conoscenze, la necessità di ampie asportazioni cutanee, e tantomeno di arrivare in profondità fino alla fascia sacrale, come proposto sia per la classica tecnica chiusa o aperta, o ancora, come viene a attualmente erroneamente eseguito con asportazione di parti dell’osso sacro.

Un ‘altro aspetto che ha interessato la moderna chirurgia, era quello della impossibilità di poter ritornare ad una attività normale dopo interventi classici. Infatti l’impossibilità di tornare ad una attività lavorativa e sportiva dopo l’intervento con le tecniche chiusa e aperta è stimata tra i 15 e i 130 giorni. Un altro obiettivo di recenti studi è quello di ridurre al minimo la possibilità che la malattia possa ripresentarsi (recidiva). E’ormai noto che le tecniche classiche sia chiusa che aperta espongono ad una possibilità di recidiva tra il 20 e il 30%.

Gli studi più recenti hanno quindi focalizzato l’obiettivo in tecniche che riducessero al minimo le recidive e che consentissero la ripresa ad una vita “normale” nel minor tempo possibile, sono quindi nate nuove tecniche mini invasive che in paesi più all’avanguardia hanno avuto ampia diffusione, a tal punto che le tecniche chiusa e aperta non vengono più eseguite.

Le tecniche mini invasive

Attualmente possiamo considerare che solo tre tecniche rispondono ai requisiti di mini invasività, ne esporremo i vantaggi e gli svantaggi:

Tecnica di Bascom

La tecnica prevede l’asportazione dei piccoli fori di entrata dei peli ed una incisione laterale pari alla grandezza della fistola, per questo motivo non può essere considerata realmente una tecnica mini invasiva.
Ha il vantaggio di ridurre l’asportazione della cute rispetto alle tecniche classiche, ma non può essere usata per fistole complesse ma solo per fistole nella fase iniziale.

La possibilità che la malattia possa tornare è intorno al 15%. La sospensione delle normali attività è prevista per un periodo di 7/9 giorni. Da notare che non esiste una tecnica di Bascom-Gips come alcuni chirurghi riferiscono.

E.P.S.I.T.

E’una tecnica di recente utilizzo. Nasce come trattamento delle fistole perianali ed è stata successivamente adattata al trattamento delle cisti e fistole sacrococcigee. Si esegue in anestesia locale, viene utilizzata una telecamera per l’asportazione dei tessuti malati e dei peli. Vantaggiosa è l’esecuzione in anestesia locale e la precoce ripresa lavorativa.

Gli svantaggi sono legati alla impossibilità di trattare delle fistole complesse o pluri recidive, la recidività è attualmente tra il 25/30 percento per questa tecnica anche se eseguita da chirurghi esperti, l’elevato costo di esecuzione, l’assenza di riconoscimenti su riviste scientifiche internazionali in relazione alla validità della tecnica.

In effetti tale procedura viene eseguita solo in Italia.

La tecnica Israeliana (Gips)

Tale tecnica è stata messa a punto da un noto chirurgo israeliano, la necessità di permettere a giovani soldati affetti da questa patologia, di ritornare alla loro normale attività, è stato lo spunto per tale ricerca.
L’esecuzione in anestesia locale, il ritorno a casa il giorno dell’intervento, la ripresa lavorativa e sportiva entro 72 ore sono i vantaggi più evidenti di tale tecnica.

Si associa a quanto sopra la bassa recidività che attualmente è intorno al 3%, la possibilità di essere efficace nel trattamento di fistole molto complesse e anche pluri recidive ed infine il modesto dolore post operatorio. Questa tecnica presenta risultati su una vastissima casistica.

Tale casistica ammonta a circa 5000 casi censiti tra Italia e Israele, è stata oggetto di varie pubblicazioni scientifiche internazionali Pubblicate dal dott. Gips (1800 casi) e dal Dott. Di Castro (2500casi).

La tecnica mini invasiva Israeliana viene considerata attualmente la tecnica di scelta, nel mondo, per il trattamento delle cisti e fistole sacrococcigee.

Non trovano più spazio nella moderna terapia della malattia pilonidale quindi, le tecniche classiche, sia chiusa che aperta, né l’utilizzo di nuovi strumenti (laser, crioterapia, ultrasuoni) che comportino asportazioni vaste di cute.